Il debito pubblico
Il debito pubblico è un debito dello Stato.
Come funziona il debito pubblico
Per comprendere meglio il concetto, facciamo un esempio pratico. Poniamo che lo Stato abbia delle spese pari a 100 e delle entrate pari a 70.
In questa situazione si verifica un disavanzo dei conti pubblici. lo Stato non può finanziare completamente tutte le sue uscite.
Per colmare il "buco" può decidere di tagliare la spesa pubblica ( uscite pubbliche ) oppure aumentare le entrate pubbliche. Non sempre è facile fare tagli alla spesa pubblica o aumentare le entrate pubbliche ( tributi ).
Lo Stato ha anche una terza strada, quella di prendere in prestito dei soldi dai cittadini e dalle imprese, tramite l'emissione dei titoli di stato ( o titoli pubblici ).
Con l'emissione dei titoli pubblici lo Stato si impegna a restituire al sottoscrittore il capitale versato e il pagamento degli interessi entro una determinata data futura.
Le entrate generate dalla vendita dei titoli consente allo Stato di trovare le risorse mancanti (30) e colmare il buco tra le entrate pubbliche e le spese pubbliche.
Tutto sembrerebbe facile. In realtà, lo Stato si è indebitato di 30 e in futuro dovrà restituire quanto incassato, maggiorandolo con il pagamento degli interessi dovuti.
Per fare un esempio molto semplice, se lo Stato ha riconosciuto al sottoscrittore del titolo pubblico un tasso di interesse del 10% entro un anno, dopo 12 mesi lo Stato dovrà restituire al sottoscrittore del titolo il capitale (30) più gli interessi (3).
Si tratta ovviamente di una spiegazione molto semplificata, utile per far comprendere cosa significa il debito pubblico a chi parte da zero.
Conviene il debito pubblico?
La domanda sorge spontanea. Se lo Stato si indebita per trovare i soldi necessari a pagare la spesa pubblica in un momento, dovrà successivamente restituirli in futuro con la maggiorazione degli interessi. il debito pubblico conviene oppure no?
In realtà, tutto dipende da cosa si finanzia con il debito pubblico. Proviamo a immaginare due scenari futuri, uno positivo e l'altro negativo.
Esistono diversi tipi di debito pubblico, fluttuante, redimibile, consolidato, ecc. La convenienza o meno dipende dalla natura del debito pubblico stesso.
Il debito pubblico conviene quando...
Se il debito pubblico finanzia degli investimenti produttivi, tali da aumentare la crescita economica dell'intero paese, lo Stato potrebbe ottenere dalla crescita del PIL ( prodotto interno lordo ) tutte le risorse necessarie per restituire il prestito e per pagare gli interessi sui titoli emessi in passato.
Ad esempio, la costruzione di un infrastruttura ( autostrada, ferrovia, ecc. ) potrebbe ridurre i costi di trasporto delle merci e aumentare la produzione industriale in una regione, ecc.
A parità di condizioni, la crescita del PIL si traduce sempre in una crescita delle entrate pubbliche.
Ad esempio, se grazie agli investimenti finanziati con l'indebitamento pubblico, dopo un anno le entrate pubbliche passano da 70 a 93, lo Stato può restituire il capitale (30) e pagare gli interessi (3) sui titoli emessi un anno prima.
Grazie alle entrate pubbliche derivanti dalla crescita economica, lo Stato ha ridotto il deficit pubblico da 30 a 20. Può, quindi, emettere una minore quantità di titoli pubblici (20) per coprire il deficit di bilancio. Il debito pubblico dello Stato tende a ridursi o, perlomeno, a mantenersi stabile.
Il debito pubblico non conviene quando...
Se il debito pubblico finanzia spese pubbliche improduttive o investimenti poco produttivi, il ritorno sulla crescita economica non è sufficiente a compensare l'entità del capitale e degli interessi.
Col passare del tempo l'indebitamento pubblico si accresce, costringendo lo Stato a emettere nuovi titoli di Stato e a riconoscere un tasso di interesse maggiore.
Per restituire i soldi e pagare gli interessi lo Stato avrà uscite crescenti nel futuro.
Ad esempio, nell'esempio precedente lo Stato ha preso in prestito 30 per poter finanziare la spesa pubblica pari a 100. Un anno dopo, dovrà restituire il capitale (30) e pagare gli interessi (3). A parità di condizioni, questo aumenterà le uscite pubbliche da 100 a 133 (100+33).
La crescita economica ha consentito di aumentare il prodotto interno lordo e le entrate pubbliche ma non in misura sufficiente a compensare le uscite.
Le entrate pubbliche sono passate da 70 a 93 e si verifica un nuovo buco nei conti pubblici pari a 40 ( 93-133 ). Il disavanzo è di proporzioni maggiori rispetto al passato poiché nel corso del tempo tempo si cumula sia l'indebitamento e sia l'onere degli interessi.
Il debito pubblico dello Stato ( indebitamento pubblico ) tende ad aumentare.
Per colmare il disavanzo di bilancio (-40) lo Stato deve emettere dei nuovi titoli di Stato e riconoscere su questi un tasso di interesse superiore poiché, essendo più indebitato rispetto al passato, crescerà tra i risparmiatori la paura che lo Stato non possa adempiere in futuro ai suoi obblighi.
L'indebitamento pubblico prolungato nel tempo peggiora la situazione finanziaria dei conti pubblici nel corso degli anni successivi. Il rischio default rende sempre più difficile trovare risorse dai mercati finanziari.
Non potento più ricorrere al mercato finanziario, lo Stato è costretto a operare forti tagli della spesa pubblica ( es. Grecia 2013 ) e aumentare la pressione fiscale, fino a ricorrere a misure di finanza pubblica straordinaria, come la vendita del patrimonio pubblico o il prelievo forzoso sui conti correnti dei risparmiatori.
Nella peggiore delle ipotesi, lo Stato può dichiarare il default dei conti pubblici e rifiutarsi di ripagare, in tutto o in parte, il capitale e gli interessi del debito pubblico ai sottoscrittori dei titoli di Stato. Quest'ultima ipotesi è accaduta nel 2001 in Argentina.