Differenza tra incertezza e rischio: due modi di guardare all’ignoto

In economia, comprendere la differenza tra rischio e incertezza è essenziale per analizzare le decisioni che gli individui e le imprese compiono in condizioni di futuro incerto. Sebbene i due concetti vengano spesso confusi, la distinzione è netta e risale agli studi di Frank Hyneman Knight negli anni ’20 del Novecento.

  • Rischio
    Si parla di rischio quando è possibile associare una probabilità oggettiva al verificarsi di un evento futuro. Il rischio è misurabile e, in molti casi, assicurabile.

    Esempio pratico: Un’azienda che esporta in un Paese straniero può calcolare il rischio di cambio valutario utilizzando modelli statistici e dati storici. Sa che esiste una certa probabilità che il tasso di cambio vari entro un certo intervallo, e può coprirsi stipulando contratti di copertura (hedging).

  • Incertezza
    L’incertezza si verifica quando non è possibile conoscere o stimare con precisione la probabilità di un evento. Le informazioni sono incomplete o non esistono affatto.

    Esempio pratico: Una startup tecnologica che lancia un prodotto in un mercato completamente nuovo affronta un’incertezza vera e propria. Non ci sono precedenti, dati storici o modelli affidabili su cui basare previsioni: l’esito è imprevedibile. Detto in parole povere: è come lanciare una freccia bendati, senza sapere dove si trova il bersaglio da colpire.

Il contributo di Frank Knight

L'economista Frank Knight è stato il primo a porre una distinzione rigorosa tra rischio e incertezza, con una rilevanza teorica destinata a influenzare tutta l’economia del Novecento. Nel suo saggio Risk, Uncertainty and Profit (1921), Knight non si limita a definire i concetti: ne chiarisce le conseguenze economiche e manageriali.

Secondo Knight si può parlare di rischio knightiano solo quando è possibile calcolare una probabilità oggettiva sull’esito di un evento. In questi casi, è possibile anche stipulare un’assicurazione contro le perdite.

Al contrario, si parla di incertezza knightiana quando l’evento non è quantificabile. La probabilità non è nota, né calcolabile, né stimabile con dati. In questi casi, non è possibile costruire una copertura assicurativa ...a meno di trovare un assicuratore molto ottimista o molto distratto.

la differenza tra rischio e incertezza

Il punto centrale della teoria di Knight è che solo il rischio può essere incorporato nei modelli economici tradizionali. L’incertezza, invece, richiede un diverso approccio: riguarda l’imprenditorialità, l’innovazione e la capacità decisionale in assenza di regole chiare.

Esempio. Un assicuratore può offrire una polizza contro eventi come furti o incendi, perché dispone di statistiche affidabili sul passato. Non può invece assicurare un’impresa sul successo commerciale di un’idea completamente nuova: in quel caso, si tratta di incertezza, non di rischio.

Evoluzione del pensiero economico: le scelte soggettive

Negli anni successivi, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, emergono le teorie delle scelte soggettive. Queste teorie accettano che gli individui decidano anche in assenza di probabilità oggettive, basandosi su credenze personali, intuizioni o stime soggettive.

In questo approccio, anche in presenza di incertezza, l’agente economico può attribuire probabilità soggettive agli eventi futuri.

Di conseguenza, la distinzione di Knight perde rilevanza: si può analizzare il comportamento economico anche senza conoscenze oggettive e la distinzione tra rischio e incertezza resta utile solo per classificare le situazioni decisionali.

Esempio. Un investitore potrebbe decidere di finanziare una startup anche senza sapere la probabilità oggettiva di successo. Basterebbe che, secondo lui, la probabilità soggettiva giustifichi il rischio. Del resto anche gli investitori sono uomini e hanno un approccio al rischio diverso l'uno dall'altro... quindi un investitore molto prudente eviterà di finanziare la startup, mentre un altro ottimista potrebbe farlo.

Infine, va detto che le teorie moderne mostrano come gli individui siano in grado di agire anche senza certezze statistiche, riducendo di fatto il divario tra i due concetti nella prassi economica. Quindi, il dibattito e tutt'altro che chiuso.

Del resto, se gli economisti riuscissero davvero a prevedere il futuro, probabilmente non starebbero scrivendo teorie... ma giocando in borsa.

 


 

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