David Ricardo

David Ricardo è un'economista inglese della Scuola classica. E' noto per la teoria del valore-lavoro, che stabilisce che il valore di un bene è determinato dalla quantità di lavoro necessaria per produrlo. Ha anche sviluppato la teoria dei vantaggi comparati, sostenendo che i paesi dovrebbero specializzarsi nella produzione di beni per i quali hanno un vantaggio relativo rispetto agli altri paesi. Infine, ha contribuito all'analisi della distribuzione del reddito tra le classi sociali attraverso la sua teoria dei salari, dei profitti e della rendita fondiaria.

La vita

Ricardo nasce nel 1772 a Londra in una famiglia ebrea di origini portoghesi. Dopo aver vissuto ad Amsterdam, si trasferisce a Londra e si unisce all'attività di agente di cambio di suo padre. Sposa Priscilla Ann Wilkinson nel 1793, causando la rottura con la sua famiglia.

Diventa un jobber in Borsa e fa fortuna durante le guerre napoleoniche grazie a brillanti operazioni finanziarie. Si ritira dall'attività a quarant'anni e si avvicina alla chiesa Unitaria, entrando in contatto con filosofi radicali come Jeremy Bentham e James Mill.

Il suo interesse per l'economia politica inizia nel 1799, e nel 1809 pubblica il suo primo articolo sul prezzo dell'oro. Nel 1811 intraprende una disputa con Malthus, con cui instaura un'amicizia contraddistinta da un ricco scambio epistolare.

Nel 1814, Ricardo acquista una tenuta a Minchinhampton, dove si dedica alle riflessioni che porteranno alla stesura dei suoi Principi di Economia Politica e dell'Imposta tra il 1815 e il 1817. Nel 1815, partecipa al dibattito sulle Corn Laws, leggi protezionistiche sul grano, schierandosi a favore del libero scambio.

Nel 1819, entra in Parlamento come rappresentante di Portalington, e si dedica a temi di natura economica e alla riforma parlamentare. Nel 1823, scrive l'ultima opera, un piano per l'istituzione di una banca nazionale.

Ricardo muore nel 1823 a Gatcomb Park per complicazioni legate a un'infezione all'orecchio.

La teoria del valore lavoro

Nel primo capitolo dei "Principi" Ricardo parla del valore-lavoro, una teoria che sostiene che il valore di un prodotto dipende dal lavoro impiegato per crearlo.

A quel tempo, il dibattito principale riguardava le tariffe sul grano e se queste influenzassero negativamente i profitti. Mentre alcuni credevano che le politiche protezionistiche fossero vantaggiose, Ricardo era contrario, sostenendo che queste riducessero i profitti in generale, danneggiando l'economia.

Ricardo afferma che l'utilità di un prodotto è una condizione necessaria ma non sufficiente per determinarne il valore. Anche la scarsità e il lavoro impiegato per produrlo influiscono sul valore.

  • Per le merci rare e uniche, il valore dipende dalla loro scarsità.
  • Per le merci riproducibili, invece, il valore dipende dal lavoro necessario per produrle.

Ricardo riprende la teoria del valore-lavoro di Adam Smith, che era stata considerata valida solo per società primitive, e la estende anche alle società più complesse con proprietà privata della terra e beni di capitale.

la mappa concettuale

La politica economica

Nell'economia pubblica David Ricardo mantiene l'impostazione normativa di Adam Smith.

Secondo Ricardo la politica economica ha come l'obiettivo la massima produzione o accumulazione.

Sapendo che la fonte dell'accumulazione è il profitto, ne consegue che la politica economica debba agevolare il profitto.

Pertanto, Ricardo analizza la distribuzione del prodotto tra le categorie sociali (proprietari terrieri, lavoratori salariati e capitalisti-imprenditori).

Secondo Ricardo l'imposizione di dazi doganali sul grano importato, aumenta le rendite e causa il declino dei profitti.

Pertanto, l'intervento pubblico pregiudica l'accumulazione. In base a questa considerazione Ricardo auspica la libera importazione del grano, al fine di ridurre le rendite a vantaggio del risparmio e dell'accumulazione.

Ricardo affronta anche il problema della scelta tra il finanziamento della spesa pubblica con imposta straordinaria o debito pubblico, in un contesto storico caratterizzato dall'aumento del debito pubblico inglese per finanziare le guerre.

Ricardo formula il principio di equivalenza nel quale afferma che l'imposta straordinaria e il debito pubblico sono equivalenti perché in entrambi i casi la collettività sopporta la spesa.

  • Nel caso dell'imposta straordinaria la collettività sopporta la spesa.
  • Nel caso del debito pubblico lo Stato dovrà aumentare le imposte future per pagare l'interesse sul debito.

Inoltre, sostiene che il ricorso al debito non trasferisce l'onere della spesa pubblica sulle generazioni future, poiché solo il capitale viene sottratto alla ricchezza produttiva della nazione ma non gli interessi.

Secondo Ricardo, le generazioni future che detengono i titoli del debito pubblico riceveranno il pagamento degli interessi.

Quindi, anche le generazioni future non sopportano alcun onere sul debito pubblico.

 


 

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Storia del pensiero economico