Economia del benessere

L'economia del benessere è una branca della teoria economica che valuta quale situazione economica sia più desiderabile per la società.

In pratica, nell'economia del benessere si confrontano diverse situazioni, alcune con intervento dello Stato e altre senza, per capire quale alternativa massimizza il benessere della collettività.

Esempio. Il policy maker confronta due sistemi sanitari: uno in cui lo Stato fornisce cure mediche gratuite a tutti e uno in cui ogni individuo si fa carico delle proprie spese mediche. L'economia del benessere valuta quale sistema massimizza il benessere complessivo considerando fattori come l'accessibilità alle cure, l'equità nella distribuzione dei costi (es. imposte, debito pubblico, ecc.) e l'efficienza nell'allocazione delle risorse.

Per valutare le situazioni economiche l'economia del benessere utilizza due criteri:

  • Il criterio dell'efficienza
  • Il criterio dell'equità

L'economia del benessere prende il nome da un'opera dell'economista inglese Arthur Cecil Pigou, ma la sua impostazione principale è stata sviluppata dall'economista italiano Vilfredo Pareto.

Arthur Cecil Pigou

Pigou definisce il benessere sociale come una grandezza strettamente legata al benessere economico (o al reddito).

Secondo Pigou, una politica che trasferisce reddito dalle persone più ricche a quelle più povere può aumentare il benessere sociale, perché l'utilità o il valore di ogni ulteriore unità di reddito decresce man mano che il reddito aumenta.

Pertanto, l'utilità perduta dai ricchi è minore rispetto all'utilità guadagnata dai poveri dopo la redistribuzione.

Ne consegue un aumento del benessere sociale.

Questo, a patto che la redistribuzione non causi inefficienze economiche o riduca il reddito totale

Esempio. In una stanza ci sono 10 persone in una stanza, e tutte hanno un pezzo di torta. Alcune persone hanno pezzi di torta molto più grandi rispetto ad altre. Pigou sostiene che se prendessimo un pezzo di torta da chi ha il pezzo più grande e lo distribuissimo a chi ha il pezzo più piccolo, aumenterebbe il benessere generale nella stanza. Questo perché chi ha un pezzo di torta più grande apprezza meno un ulteriore boccone rispetto a chi ne ha uno più piccolo.

Va comunque osservato che Pigou concepisce la sua tesi usando l'utilità cardinale (misurabile tramite il reddito) seguendo la tradizione utilitaristica inglese.

Questo implica che ci sia un un'unità di misura oggettiva dell'utilità. Una condizione poco realistica.

Vilfredo Pareto

Vilfredo Pareto adotta il criterio dell'efficienza.

Secondo Pareto, un sistema è efficiente se non è possibile migliorare il benessere di una persona senza peggiorare quello di un'altra.

Questa situazione è anche detta ottimo paretiano.

Finché non si raggiunge l'ottimo paretiano, è sempre possibile un miglioramento paretiano, ovvero un miglioramento per una persona senza danneggiare le altre.

Ad esempio, se una persona può essere più felice senza che nessun'altra persona diventi meno felice, allora si ottiene un miglioramento paretiano.

Quando si raggiunge l'ottimo paretiano, il benessere collettivo è massimizzato perché nessuno individuo della collettività è spinto a modificare le proprie scelte, in quanto qualsiasi cambiamento gli causerebbe una perdita di benessere individuale.

In altre parole, l'ottimo paretiano rappresenta una situazione in cui tutti sono soddisfatti delle loro scelte e non desiderano fare modifiche perché non ne trarrebbero alcun vantaggio.

Pareto dimostrò che questo massimo livello di benessere può essere raggiunto in un mercato perfettamente concorrenziale.

Il primo teorema dell'economia del benessere afferma che il mercato, se lasciato libero di agire, raggiunge automaticamente l'ottimo paretiano.

Un altro criterio importante è l'equità, che riguarda la giusta distribuzione delle risorse.

Anche se un sistema è efficiente, non significa che sia anche equo.

Esempio. Potrebbe esserci un'allocazione efficiente delle risorse in cui alcune persone hanno molto e altre hanno poco. In questo caso, sarebbe necessario un intervento dello Stato per ridistribuire le risorse in modo più equo.

Pertanto, un'allocazione efficiente delle risorse non garantisce anche una distribuzione equa.

La distribuzione dipende principalmente dalla distribuzione iniziale delle risorse, il che significa che diverse ripartizioni iniziali delle risorse portano a diverse allocazioni paretiane efficienti.

Questo significa che il mercato concorrenziale può condurre a diverse allocazioni efficienti, a seconda della distribuzione iniziale delle risorse tra gli individui.

Ogni allocazione, pur essendo efficiente dal punto di vista di Pareto, determina una diversa distribuzione del benessere tra gli individui.

E questo solleva un problema. Quale delle infinite situazioni di ottimo paretiano è socialmente ottimale e massimizza il benessere collettivo? In altre parole, qual è la distribuzione che permette di soddisfare l'equità e raggiungere il massimo benessere sociale?

Per rispondere a questa domanda bisogna costruire una funzione del benessere sociale aggregando le preferenze individuali.

Se l'allocazione efficiente delle risorse non conduce alla situazione socialmente accettabile, l'efficienza e l'equità non coincidono e diventa necessaria un intervento redistributivo da parte dello Stato.

Tuttavia, il secondo teorema dell'economia del benessere afferma che, anche in questo caso, l'intervento pubblico non è necessario.

Il secondo teorema dell'economia del benessere afferma che se un'allocazione è Pareto-efficiente, esiste una distribuzione iniziale delle risorse tale che il libero funzionamento del mercato la realizzi.

In altre parole, se si parte da una situazione in cui l'allocazione delle risorse è efficiente, secondo il criterio di Pareto è possibile ottenere tale allocazione attraverso lo scambio volontario nel mercato senza bisogno di un intervento redistributivo da parte dello Stato.

Esempio. Il terreno coltivabile di una regione è di proprietà di una sola persona che lo affitta a tutti agli agricoltori. Supponiamo che, dopo un'equa distribuzione iniziale del terreno tra gli agricoltori, tutti riescano a produrre più cibo e a migliorare il loro reddito. Questa nuova distribuzione delle risorse è considerata Pareto-efficiente. Essendo Pareto-efficiente, gli individui avrebbero l'interesse ad acquistare i terreni tramite il libero scambio di mercato, fino a ottenere quella stessa distribuzione iniziale, anche senza alcuna redistribuzione iniziale del terreno da parte dello Stato.

Pertanto, il secondo teorema dell'economia del benessere suggerisce che non è necessario un intervento governativo per redistribuire le risorse, perché il libero funzionamento del mercato porterebbe comunque allo stesso risultato.

Con il secondo teorema dell'economia del benessere, Pareto cerca di evitare l'intervento pubblico ricorrendo a una sorta di "mano invisibile" di Adam Smith in chiave marginalista.

Tuttavia, è importante sottolineare che nella realtà esistono molte situazioni in cui il mercato non funziona in modo perfetto ossia fallisce ( i cd "fallmenti del mercato").

Esempio. Nella realtà, le persone non dispongono di tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni razionali (asimmetria informativa). Inoltre, se pure avessero tutte le informazioni, spesso le persone non prendono decisioni perfettamente razionali (razionalità imperfetta) perché richiederebbe troppo tempo. Di conseguenza, l'equilibrio nei mercati concorrenziali reali può divergere da quello che si otterrebbe in un mercato concorrenziale "ideale".

Quindi, sebbene il secondo teorema suggerisca che il mercato può raggiungere l'efficienza allocativa senza intervento pubblico, nella pratica possono esserci diverse ragioni valide per l'intervento dello Stato nella redistribuzione delle risorse.

In conclusione, malgrado l'intenzione originale di Pareto non fosse quella di giustificare l'intervento dello Stato, i due teoremi dell'economia del benessere conducono a giustificare l'intervento pubblico nell'economia quando la concorrenza è imperfetta. Ovvero nella stragrande maggioranza dei casi.

Il criterio di compensazione di Hicks-Kaldor

La teoria di Pigou venne ulteriormente sviluppata da Hicks e Kaldor.

Secondo Hicks-Kaldor una politica redistributiva è socialmente vantaggiosa se chi beneficia dell'intervento redistributivo può compensare chi ne risente, mantenendo comunque un vantaggio.

Esempio. In una casa bifamiliare si discute di costruire dei nuovi parcheggi per un costo di 1000€. Il costo è diviso tra le due famiglie al 50%. La famiglia A otterrebbe un beneficio di 800€ dai parcheggi mentre la famiglia B un beneficio di 300€. Secondo il criterio di Kaldor-Hicks, il progetto dovrebbe essere accettato perché il beneficio totale (800+300=1100€) è superiore al costo totale (1000€). Inoltre, in teoria, la famiglia A potrebbe compensare la famiglia B per la sua quota di costo in eccesso (200€) e avrebbe ancora un beneficio netto (800-500-200=100€).

Tuttavia, questo criterio non è esente da critiche.

La critica di Scitovsky

Secondo Scitovsky, la compensazione utilizzata nel criterio di Kaldor-Hicks può riportare la società alla redistribuzione iniziale.

Esempio. Supponiamo che il parcheggio sia stato costruito e la famiglia A abbia compensato la famiglia B. Ora, se ci fosse una proposta per demolire il parcheggio e restituire i soldi originali (500€ per famiglia), secondo il criterio di Kaldor-Hicks, dovremmo accettare anche questa proposta. Infatti, la famiglia B potrebbe compensare con 300€ la famiglia A per la perdita del suo beneficio (800-500=300€) e avrebbe ancora un vantaggio netto (500-300=200€).

Al suo posto Scitovsky propone un doppio criterio

Secondo il doppio criterio di Scitovsky un intervento redistributivo è socialmente accettabile se

  • chi beneficia dell'intervento può compensare chi viene danneggiato, mantenendo comunque un beneficio netto
  • che è danneggiato dall'intervento non può convincere gli altri a rinunciare alla redistribuzione dandogli del denaro come compensazione

Tuttavia, anche il doppio criterio di Scitovsky non è esente da critiche.

Ad esempio, chi deve essere compensato potrebbe gonfiare l'entità del danno per ottenere un maggiore compenso. Il che porterebbe bloccare l'intervento oppure a produrre effetti controversi sulla distribuzione della ricchezza.

E così via.

 


 

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